martedì 18 agosto 2009

ROMANTICO UN PAR' DI BALLE!

Chissà perchè stamattina mi è venuta in mente una vecchia lezone di italiano di quinta superiore.


Una cosa che suona come "la differenza tra eroe classico ed eroe romantico", ma che in realtà è un meraviglioso escursus sul mondo maschile.. e sul perchè sono sempre i dannati che ci fanno girare la testa...


La prima e fondamentale differenza tra i due tipi di maschio in realtà è quella che si scopre per ultima: l'eroe classico è un eroe che vince, l'eroe romantico è inesorabilmente un perdente. E' travolto dagli eventi piuttosto che dominarli, è succube, piccolo e disorientato, ed alla fine ne viene devastato. L'eroe classico invece si erge, statuario e sicuro, granitico, forte e potente, e sbaraglia tutto e tutti. Voglio dire, avete presente Ulisse? Ecco.


guerriero greco


L'altra differenza attiene invece al viaggio piuttosto he alla meta. L'eroe classico è un antipatico saputello saccente con tutte le risposte in tasca. Non pondera, non pensa, non pianifica. Lui semplicemente, SA, tout court. E' stato disgnato in quel modo. Vi immaginereste Ulisse indeciso? Mai! Dategli un mostro, e lui saprà cosa farne!  Un rapido sguardo al panorama, ed ecco che la soluzone di tutti i problemi gli sale alle labbra ed al cuore con una facilità ed una spontaneità disarmanti... ed essendo provvisto egli di tutti gli attributi adatti alla bisogna (muscoli e coraggio in primis), ecco che senza indugio, l'eroe classico... ce la fa. Ne esce. Qualunque sia la situazione in cui si è cacciato - o meglio, in cui è stato cacciato dai capricci della sorte o degli Dei - lui risolve.


Mentre l'eroe romantico, ah.... l'eroe romantico.....



L'eroe romantico si macera. Si distrugge. L'eroe romantico si trova catapultato in situazioni che cambiano completamente il suo modo di concepire la vita, in mondi che gli sono - psicologicamente se non fisicamente - completamente estranei. E' perso, disarmato, sconcertato, possibimente pure cagionevole. Non ha, come invece il suo collega classico, la "consolazione" di sapere di essere nelle mani degli Dei... che per quanto capricciosi, costituiscono - siamo onesti - un bel punto di riferimento. No, lui non ha riferimento alcuno, il cielo di carta si squarcia sopra la sua testa e dietro non c'è nulla. E' solo, in mezzo ad un mondo che non comprende.  Si guarda attorno senza capire fin in fondo quello che succede, e non trova, mai, una soluzione positiva. Soffre, soffre disperatamente, nella sua assordante solitudine, normalmente per amore (di una donna, o della patria, o di quel che volete voi... purchè faccia male), ha tutte le soluzioni in mente ma nessuna nelle mani. E' debole, diremmo oggi, nel senso che non prende "il toro per le corna" ma si immobilizza, si cristallizza nel suo immutato e - ovviamente - impossibile sentimento senza agire. E viene inesorabilmente, disperatamente travolto, senza possibiità di appello, senza redenzione, senza mercede. E difatti, di solito, muore. Non sempre, ma spesso, e possibilmente di sua propria mano. E' nobile, di una nobiltà inutile e un po' autoreferenziale... si sacrifica. Si immola. Ulisse non si immola x niente e per nessuno. Non davanti agli Dei, non davanti agli uomini. Lui FA quello che è stato creato per fare. Trionfa.


Ora.


Per quale misteriosa ragione le ragazze siano sempre attratte dal secondo e mai dal primo... io non lo riesco proprio a concepire (o forse si, e faccio solo finta). Perchè Ulisse è buonobellobravo... e va bene, ma diciamocelo, persino troppo... algido, statuario...così intelligente, così dannatamente perfetto!! Una serata, forse due... giusto per dire che siamo uscite con lo strafigo.. ma a conti fatti, a che gli serviamo, noi, a uno così??


Mentre il Giovane Werther... così depresso, così solo, cosììììì sensibile! Così bravo - inconsapevolmente, magari  - a insinuarsi nelle pieghe del nostro istinto di protezione... della nostra propensione ad accudire... ci stordisce, ci inebria della sua infelicità, ci gratifica con il suo incessante bisogno.


Ci ama, vivaddio, disperatamente, lacerantmente, mortiferamente... non come Ulisse, il macho, che basta a se stesso e che ama con distacco, con logica. Werther non ama con la mente, ma con il cuore... di più: con la sua anima. E la sua anima è pronta a sacrificare in nome di questo amore.


"Se solo gli uomini sapessero, cosa si può ottenere, in cambio di una lacrima..." (Lella Costa)


La mia generazione, cresciuta a colpi di Malombra, di Jacopo Ortis e dei loro disperati consimili, è già perduta per sempre. Anche quelle precedenti sono cresciute con quelle letture, ma le nostre mamme non erano persone da avere tanti grilli per la testa. Noi invece ci abbiamo ricamato, ci abbiamo pianto e ci abbiamo sognato sopra. Ora che anche le ragazzine hanno il  loro moderno eroe bello, dannato e tormentato........ non se ne salverà nemmeno una.


Fortuna che ho due maschi.



 

lunedì 17 agosto 2009

SETTIMANA DE FUEGO...

Il PG è rientrato alla base ieri,


e si prospetta ora una settimana di goliardia con il fratellino e il babbo (mammina lavora... grunt).


Mi aspettano forse 6 giorni di pizza e rutto libero??


 


rutt


 


Ho come la sensazione che la risposta sia si


:D



 

giovedì 13 agosto 2009

LA PIU' BELLA STORIA D'AMORE MAI SCRITTA


SPOSO: Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!
Quanto sono soavi le tue carezze,
sorella mia, sposa,
quanto più deliziose del vino le tue carezze.
L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c'è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d'alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
Fontana che irrora i giardini,
pozzo d'acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.
SPOSA: Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino,
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

SPOSO: Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.

(...)

SPOSA: Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
«Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne».
«Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?».
Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
(...)

SPOSO: «Chi è costei che sorge come l'aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?».
Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere il verdeggiare della valle,
per vedere se la vite metteva germogli,
se fiorivano i melograni.
(...)

Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,
opera di mani d'artista.
Il tuo ombelico è una coppa rotonda
che non manca mai di vino drogato.
Il tuo ventre è un mucchio di grano,
circondato da gigli.
I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
Il tuo collo come una torre d'avorio;
i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,
presso la porta di Bat-Rabbìm;
il tuo naso come la torre del Libano
che fa la guardia verso Damasco.
Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo
e la chioma del tuo capo è come la porpora;
un re è stato preso dalle tue trecce».
Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
o amore, figlia di delizie!
La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.
Ho detto: «Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi».
SPOSA: «Il tuo palato è come vino squisito,
che scorre dritto verso il mio diletto
e fluisce sulle labbra e sui denti!
Io sono per il mio diletto
e la sua brama è verso di me.
Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,
passiamo la notte nei villaggi.
Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:
là ti darò le mie carezze!
(...)

SPOSO:Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.



lunedì 10 agosto 2009

ODIO ODIO ODIOOOOOOO

Già detesto dover sostituire un collega che ha fatto la "furbata" per andare in ferie prima di ferragosto, quando ci sono regole precise da noi che questo non è consentito...


Già è un lavoro di merda, che non sopporto e che mi annoia a morte..


Già  devo lasciare il MIO di lavoro, per fare il suo, mentre qualcun altro sostituisce me (il che è una bella minkiata, diciamocelo) che faccio il lavoro altrui... mentre "altrui" dovrebbe essere qui...


Ma se poi scopro che il collega in questione non ha avuto nemmeno la cortesia di portarsi in pari e mi ha lasciato dell'arretrato... eh, no, eh???? divento una iena!