venerdì 29 agosto 2008

LO SPLENDIDO MITO DI INANNA


Inanna è la Grande Madre Sumera. Essa è Regina dei cieli e della terra, dea dell'amore, della bellezza e della fecondità, così come anche del grano, della guerra e dell'amore sessuale. Essa è una e mote, e regna sugli opposti: sulle tenebre come sulla luce, sulla vita come sulla morte, sul mondo dello spirito come su quello terreno.


Suo sposo è Dumuzi il pastore (Tammuz), dio risorgente che vince il suo cuore sbaragliando la concorrenza del fratello agricoltore. uno dei miti ad esso collegati vuole che il fratello invidioso provocassse la morte di Dumuzi subito prima delle nozze con Inanna, e che questa, inferocita, scatenasse una sanguinosa guerra tra il suo clan (gli Enkiliti) e quello degli Enliliti di cui facevano parte Dumuzi ed il suo assassino, provocando morte e devastazione.


Ma il più bel passaggio secondo me della tradizione legata ad Inanna è il mito della discesa agli inferi.


Inanna ha una sorella, Ereshkigal, che è diventata Dea del mondo inferiore per seguire il suo amore, che era stato inviato nel regno degli inferi per punizione. Essa è il contrario, l'ombra, l'opposto di Inanna, il suo naturale complemento, l'altra unità che permette di formare L'UNO archetipico.


Ora, la leggenda narra che un giorno Inanna decidesse di far visita a sua sorella. Lasciò il suo trono, dispose tutto per il proprio funerale, comunicò al suo popolo di considerarla morta se non avesse fatto ritorno entro 3 giorni, e partì. La strada per gli Inferi era segnata dalla presenza di 7 cancelli, ad ognuno dei quali il custode Neti pretese che Inanna lasciasse uno dei suoi ornamenti, comprendenti splendidi gioielli e ricche vesti. Così la Dea giunse al cospetto della Sorella spoglia dei simboli della regalità (alcuni dicono anche dei suoi splendidi capelli) e nuda si accostò a lei. Con uno sguardo, Ereshkigal la pietrificò (altre versioni dicono che essa venisse squartata ed appesa ad un gancio dietro il trono di Ereshkigal ) ed essa rimase come prigioniera nel mondo Di Sotto.


Non vedendola ritornare dopo 3 giorni, il primo ministro della città da lei governata invocò l'aiuto degli Dei, ed Enki, suo padre, inviò a salvarla due creature magiche con cibo ed acqua per rivitalizzarla. La Dea si riebbe e incominciò la sua risalita. Ereshkigal la abbracciò perdonandola (la Sorella era in un momento di grande lutto avendo appena perso il marito, e pertanto si era sentita offesa dalla visita una Inanna adorna e rislpendente) e scoprendosi contemporaneamente incinta. Essa lascerà inoltre ad ogni cancello un dono per Inanna, pietre che una volta ritornata nel mondo della luce si riveleranno 7 meravigliosi gioielli.


Ma regola voleva che per ognuno che abbandonava l'inferno, un altro si fermasse al suo posto, e pertanto i demoni che inseguivano Inanna cercavano di ghermire gli Dei che si paravano loro davanti, senza però successo.


Però... - e qui la cosa si fa davvero interessante - ... una volta tornata nella sua città, Inanna trovò che il suo amante Dumuzi si era installato sul trono e governava al suo posto senza permesso (uomini...). Adirata, Inanna decise che fosse lui a prendere il suo posto nel regno di Ereshkigal, spedendolo quindi dritto dritto all'inferno. Poi, alcuni dicono la sorella di lui altri dicono Inanna stessa pentitasi, cercarono di intercedere presso la Signora del mondo di sotto per la vita del giovane re. Si accordarono, alla fine, per trattenerlo 6 mesi l'anno negli inferi e lasciarlo libero negli altri 6 mesi. Ed ecco, essendo Damuzi dio della natura, il volgere delle stagioni..... (riecheggia qui il mito di Proserpina, anche se in chiave "leggermente" diversa...)


La storia della discesa di Inanna contiene in se tutti gli archetipi della vita di una donna...


1. la discesa in se, rappresenta il viaggio dentro noi stesse, nelle nostre parti buie e segrete necessario per essere donne complete


2. il fatto di presentarsi davanti alla dea oscura nuda e spoglia dei simboli del mondo di sopra, rappresenta la necessità di eliminare tutte le difese "psichiche" quando intraprendiamo un tale viaggio alla conoscenza di noi stesse


3. la presa di coscienza del dolore e della sofferenza (in alcune versioni del mito Inanna viene appesa a un gancio e lasciata li a dissanguare, vedendo tutti gli orrori della vita infernale) ed il successivo perdono di Ereshkigal rapapresentano la necessità di prendere coscienza di quello che siamo, di tutto quello che siamo, compresi i nostri lati ombra, e di accettarli, perdonandoci


4. la gravidanza di Ereshkigal rappresenta la rinascita che procede dalla morte


5. i doni di Ereshkigal a Inanna sono l'arricchimento che raggiungiamo quando riemergiamo da un tale periglioso sentiero.


Ed ecco perchè il culto di Inanna fu tanto caro a tutte le donne in tutte le epoche (essa fu Ishtar per i babilonesi, Astarte per i cananei e i greci, Iside per gli Egizi e fu onorata con moltissimi altri nomi), e perchè, anche oggi, la sua storia riecheggia dentro ognuna di noi


giovedì 28 agosto 2008

RITORNO ALLE ORIGINI

Sarà l'avvicinarsi dell'equinozio, sarà la fine dell'estate (che poi è più o meno la stessa cosa), in questi giorni le energie che mi circondano sono in subbuglio. O così le percepisco io.


Mamma, va bene, spiritosa, va bene, buona collega, fedele compagna, tutto quel che volete. Ma oggi mi va di essere (anche) altro. Ogni tanto, lo sapete, mi prende.


Vado per internet girellando e leggo questa frase: "Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, (le vergini nere, ndr)  provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica."  Ora, accade che questo "si dice" sia successo alla sottoscritta, che ama ricordarlo in determinati periodi dell'anno... o della vita.


Avvenne che molto, molto tempo fa in un paese lontano lontano, alcuni missionari cristiani trovarono degli insediamenti Celtici nei quali era diffuso il culto di quella che verrà poi definita la "Virgo Paritura" (che era nera), la vergine partoriente (sebbene sulla traduzione in vergine ci sarebbe da discutere). Essi ne furono talmente stupiti (e preoccupati) che coniarono ad hoc il termine di prefigurazione della vergine e dissero a degli stralunati oriundi che in effetti loro stavano già adorando la madonna e che quindi erano cristiani senza saperlo, tout court.


Però, ingegnosi, questi babbani (Arthur Weasley nella metro, ndr)


Su quel luogo venne edifitata una spettacolosa cattedrale, la dea partoriente venne trasferita dentro le mura evvualà, una madonna nera pronta all'uso. Sto parlando della Cattedrale di Chartres. Le "madonne" nere sono, a dire il vero, estremamente diffuse. Ce ne sono una ventina in Italia, oltre 90 in Francia ed esse sono collocate in quei luoghi dove, all'affermarsi della religione cristiana, più era diffuso il culto della Dea. Per questo sono nere: il colore dell'incarnato è quello della Grande Madre Iside, il cui culto (magari anche con altri nomi o forme leggermente diverse da quelle egiziane) è stato diffusissimo per tutto il neolitico ed anche dopo.


E la dove il culto della Dea è radicato, la dove sorgono cattedrali come quelle di Chartres, li le linee di forza ed energia della Terra cui sono legate sono più potenti, più evidenti.


Entrate a Chartres dal portone principale e guardatel'altare. Non scorgerete il crocifisso, che è minuscolo, ma vedrete subito una grande, imponente scultura rappresentante una divinità femminile (non mi va di chiamarla madonna, non a Chartres). Muovete pochi passi e sentirete formicolare i piedi prima, poi tutte le gambe, poi su su fin nel cuore della colonna che vi sembrerà diventata di burro. Percepirete la forza provenire da sotto e da tutt'intorno. Avvicinatevi all'altare da destra, e li, sarete esattamente sopra la cripta che ospita la più antica delle due madonne nere colà custodite, Notre Dame de Sous Terre (foto). Fate attenzione se praticate la meditazione abitualmente: li, la trance è un attimo. Sul lato destro invece troverete la piccola cappella laterale dedicata a Notre Dame du Pilier che - permettetemi - è ignobilmente vestita di abiti bianchi sbrilluccicanti, e che è oggetto di una devozione popolare senza eguali.


Fermatevi li e guardatela, ma non usate la vista. Pregatela, salutatela, ringraziatela, chiedete ciò che vi preme secondo la vostra sensibilità, ma non usate la voce: se siete fortunati, se siete degni, Ella vi parlerà.


Non lo dimenticherete più.




martedì 26 agosto 2008

SIAMO DACCAPO!



E ci risiamo di nuovo!



- Mamma, ma le donne che fanno sesso a pagamento (!!) si chiamano prostitute, puttane e poi? in quali altri modi?


- ...... scusa?


- No, perchè mi sembrava che avessero tanti nomi ma non me li ricordo tutti.


- Guarda, preferirei che tu non le chiamassi proprio. Se sei costretto costretto costretto,  prostitute va bene. Le altre sono brutte parole insultanti



(si, amore, brutte parole del tipo maporcaputtanatroiaevavacca dove diavolo le vai a pescare 'ste domande?)


Mpf.

venerdì 22 agosto 2008

giovedì 21 agosto 2008

HO BISOGNO DI UN SECONDO DI RACOGLIMENTO

Durante le testè trascorse vacanze al mare, il Genio Grande e quello Piccolo sono andati una sera ad assistere ad un concerto delle Vibrazioni nella piazza del paese.


Il Piccolo Genio è tornato da questa seratina "tra uomini" stanco e con un'aria da gatto-che-ha-mangiato-il-topo che ha solleticato pesantemente l'istinto della Puffola, che ha drizzato antenne e tutto, in attesa.


Dopo due giorni, non era successo nulla di rimarchevole che potesse in qualche modo aver a che fare con la sera del concerto, così le antenne sono rientrate, gli occhi si sono riallineati nel loro asse (prima roteavano modello Malocchio Moody) e l'istinto si è dato una rilassata, godendosi gli ultimi giorni di mare.


Ma il fuoco covava sotto la cenere, e con la certosina pazienza che, quando vuole, lo contraddistingue il Piccolo Genio ha lasciato sedimentare la cosa per settimane.


Tre giorni fa, il Piccolo Genio placca la Puff in cameretta, in un raro momento di solitudine, e con fare cospiratorio le dice:


- mamma posso chiederti una cosa?


- amore, ma certo!


- veramente ho già chiesto a papà ma ha detto che era troppo complicato...


(brivido lungo la schiena)


- vabbè, vediamo...


- volevo sapere: ma cos'è un vibratore?


Solo chi ha visto le miriadi di dati scorrere sui terminali della Nabucodonosor di Matrix può avere una vaga idea della velocità alla quale girasse il Puff-cervello a quel punto, alla ricerca di una risposta plausbile, non menzognera, e che possibilmente non comprendesse i concetti "coito" e "masturbazione". Alla fine della prima settmana di lavoro, la Puff non ce l'avrebbe fatta. Prende tempo:


- un vibratore? - chiede con tono innocente - e dove l'hai sentita questa parola?


- eh niente, sai, al concerto delle Vibrazioni a un certo punto il cantante ha detto di andare a comprare le magliette alla bancarella, e ha detto che c'erano anche i vibratori... ma cos'è sto vibratore?


La Puff ostenta un totale disinteresse per la materia al fine di renderla poco appetibile agli occhi del genietto e dissimulando il desiderio di assassinare il marito che porta un povero piccolo bimbo innocente in cotali luoghi di perdizione, risponde risoluta:


- un vibratore è un attrezzo a forma di banana, che vibra, appunto, e serve per fare i massaggi.


- massaggi DOVE?


(argh)


- dove vuoi, amore.


Sguardo perplesso e sospettoso


- e perchè papà ha detto che era complicato?


- mah, non so, forse era stanco.....


- ah ok. senti, scendiamo in cortile?


- volentieri. Prima vado un secondo in bagno...


Questa prova di autocontrollo ha richiesto alla Puff tutta l'energia che aveva a disposizione per la giornata. La Puff ha seriamente pensato di girare la chiave della porta del bagno e di non riaprirla per 3 ore.  Ha soprasseduto quando il Piccolo Genio ha iniziato a bussare insistentemente. E' uscita dal bagno col bisogno di fumare una sigaretta. Non necessariamente con del tabacco dentro.


mercoledì 20 agosto 2008

IL PRINCIPE CASPIAN


Serata di cinema ieri, per accontentare l'ottenne, che si è invece rivelata una lieta sorpresa. Le Cronache di Narnia - Il Principe Caspian è un film certo per ragazzi, ma ben costruito, ben delineato, e non sicuramente ingenuo come il primo capitolo della saga.


Il ritorno dei due figli di Adamo e due figlie di Eva a Narnia avviene ad un anno dalla loro precedente avventura, e la vita nel "mondo reale" ha cambiato i quattro ragazzi che hanno, in questo secondo film, una caratterizzazione più precisa e più realistica. Peter, il Grande Sovrano di Narnia mal ha sopportato il ritorno allo status di ragazzino e, complice l'arrivo dell'adolescenza, è diventato un giovane arrogante e litigioso, pronto a menar pugni per ogni sciocchezza. Susan, la cui bellezza non manca di colpire i suoi giovani compagni di scuola è una signorina un po' altezzosa, che poco degna i suoi corteggiatori di gentilezza e cortesia. Al contrario Edmund è cresciuto, ed è forse il più adulto dei fratelli, memore degli errori commessi in precedenza agisce spesso da pacificatore, da moderatore e da saggio ponderatore all'interno del quartetto (destinato a diventare un quitntetto con l'arrivo di Caspian). Resta Lucy, la piccola dolcissima Lucy, bimba da un lato, ma di spirito indomito, la cui incrollabile fede nel suo Aslan (tutti sappiamo chi è e cosa rappresenta il Grande Leone, si?) salverà la situazione quando si avvia ormai ad essere senza speranza.



Peter e Caspian, una volta alleatisi, agiscono come i classici due galletti nel medesimo pollaio. Si odiano subito, al primo sguardo, sono i due leader, i due giovani maschi dominanti, i due capi dell'esercito, e sono entrambi dotati del medesimo carattere coraggioso ma arrogante e facile ad infiammarsi. Passerebbero quasi alle vie difatto, dopo la disfatta nella prima battaglia che combattono contro i nemici Telleriani, della quale reciprocamente si accusano, se non fosse per l'intervento del pacato Edmund che seda gli animi e riporta i due alla ragione.



Naturalmente, tutto si risolverà per il meglio tra questi due giovani eroi, quando Caspian riconoscerà il diritto di Peter di essere il Grande Sovrano di Narnia e Peter riconoscerà il diritto di Caspian di guidare l'esercito contro gli usurpatori del trono: suo zio ed assassino di suo padre  (un cattivissimo e bravissimo Sergio Castellitto) ed il suo fedele generale dell'esercito.


E non sono gli unici cattivi: piccola ma significativa deroga al racconto originale, la Regina Bianca riapparirà per un piccolo cameo: evocata da un nano e da un paio di malefiche quanto orride creature, cercherà di toccare una goccia del sangue di Adamo (prima quello di Caspian, poi quello di Peter) per liberarsi dalla prigione di ghiaccio in cui è intrappolata... in una scena che ha più le caratteristiche di una seduzione (Peter adolescente con gli ormoni al galoppo fatica a resistere alle profferte della bellissima strega) che di una vera e propria lotta. Ma il solito Edmund risolverà la situazione, ponendo fine alla tentazione (non siamo nel deserto, ma ci siamo capiti) con un solenne colpo di spada.


Tra grandi battaglie (da notare il duello all'ultimo sangue tra Peter e l'ursurpatore, incominciato in salita per il giovane re ma finito con un grande atto di lealtà e compassione)  gesti eroici e giovani timidi amori (Caspian e la Regina Susan non si dispiacciono affatto!),


Prince Caspian and Susan


la giustizia trionferà nuovamente a Narnia, la quale avrà di nuovo un sovrano buono e giusto, Caspian, appunto, il primo "buon re" dopo che 1300 anni prima i quattro Penvensie avevano accidentalmente riattraversato la porta dell'Armadio Guardaroba ed avevano lasciato il loro regno nelle mani dei bellicosi vicini Telleriani (che ne avevano quasi sterminato tutti gli abitanti). Aslan, a lungo scomparso da Narnia al punto di essere considerato solo una leggenda, riapparirà nel momento cruciale grazie alla fede in lui di Lucy (a lungo è lei l'unica che crede e che lo vede, anche se solo in sogno) e darà una sonora bastonata ai cattivi, che naturalmente se ne torneranno a casa con le pive nel sacco... e con il perdono di tutti.


Edmund Pevensie in battle with the Telmarine soldiers



I quattro fratelli torneranno a casa, ripiomberanno nella vita reale all'improvviso come ne erano usciti, con la promessa di un ritorno a Narnia solo per i due più giovani: Peter e Susan non torneranno più (il film sulla prossima cronaca è già in cantiere, con Edmund, Lucy, Caspian e un giovane ed antipatico cugino grasso dei Pevensie)


Menzione obbligata ai paesaggi e ai panorami, ripresi tra la Polonia, la Repubblica Ceca  e l'immancabile Nuova Zelanda che mozza sempre il fiato per la grandiosità degli spazi e la limpidezza dei colori....



...il tutto condito con qualche personaggio pensato più "per i bambini" come il saggio Tasso parlante o l'indomito topo spadaccino Ripicì (con tanto di cappello da moschettiere).



Due ore belle piene che scorrono piacevolmente senza nemmeno un momentino di stanchezza... per chi apprezza il genere.


martedì 19 agosto 2008

FILOSOFIA MODERNA

Il testo di questo rap è stato scritto dalla giornalista Mary Schmich del Chicago Tribune ed il disco è eseguito dal rapper Lee Perry. Rap finale nel film The Big Kahuna (il film preferito del Genio Grande)


 



"Everyone is Free (to Wear Sunscreen)"
-1999-


Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù
lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.


Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta
quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose
che non t'erano mai passate per la mente.
Di quelle che ti pigliano di sorpresa
alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.


Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato.
Canta.
Non esser crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l'invidia.
A volte sei in testa.
A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.


Ricorda i complimenti che ricevi,
scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente dimmi come si fa.
Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti conto.


Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai
cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco,
a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco
ancora non lo sanno.


Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.


Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche.
Le tue scelte sono scommesse.
Come quelle di chiunque altro.


Goditi il tuo corpo.
Usalo in tutti i modi che puoi.
Senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
È il più grande strumento che potrai mai avere.


Balla.
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni,
anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza.
Ti faranno solo sentire orrendo.


Cerca di conoscere i tuoi genitori.
Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli.
Sono il migliore legame con il passato
e quelli che più probabilmente
avranno cura di te in futuro.


Renditi conto che gli amici vanno e vengono.
Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche
e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno
delle persone che conoscevi da giovane.


Vivi a New York per un po',
ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po',
ma lasciala prima che i rammollisca.


Non fare pasticci coi capelli,
se no quando avrai quarant'anni
sembreranno di un ottantacinquenne.


Sii cauto nell'accertare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.



Ma accetta il consiglio... per questa volta.

lunedì 18 agosto 2008

LO DICEVO IO CHE SONO UN FIORELLINO!









I am a
Daffodil





You have a sunny disposition and are normally one of the first to show up for the party. You don't need too much attention from the host once you get there as you are more than capable of making yourself seen and heard.



Se volete sapere che fiore siete, andate qui

I FIGLI DI BALLA COI LUPI

Ebbene, è da qualche tempo che è in uso nella Puffamiglia la tradizione di darsi reciprocamente nomi indiani indicativi di qualche caratteristica fisica o caratteriale. La simpatica trafila è iniziata circa 8 anni fa quando mio marito (conosciuto anche come "il genio grande") all'ennesima furibonda olezzante scagazzata del figlio maggiore allora circa seimesenne, in un impeto di creatività mista a esasperazione ha coniato il nome Culo-Che-Puzza, che è rimasto appiccicato al piccolo tubo digerente ambulante fino ai nostri giorni. Il ragazzo ne va piuttosto fiero, se devo essere onesta.


Col tempo anche il suddetto figlio ha voluto cimentarsi nell'arte nobile di creare nomi indiani, e così papino è diventato Starnuto-Tonante (tremano i vetri, ad essere onesti!) ed io... beh, soprassediamo, basti dire che è una assai maleducata considerazione sulle dimensioni del mio didietro.


Recentemente, come in ogni tribù con uno sciamano che si rispetti, è stato assegnato il nome anche al piccolo Lo, leggendo auspici e volo di anatre selvatiche nel giorno del suo primo compleanno.


Data la propensione del fanciullino ad instaurare dotte discussioni con oggetti inanimati di varia natura (i quali ringraziando Manitù non gli rispondono), da ora in avanti egli sarà Parla-Coi-Ciucci.


Altro che Kevin Kostner!

giovedì 14 agosto 2008


Io quelli che sul lavoro gli chiedi un favore e ti rispondono che non hanno tempo e "forse" lo faranno dopo se gli girerà, gli farei male, ma um male di quelli da ricordarselo, come spellarli vivi lentamente e poi immergerli goduriosamente in una vasca di acqua e sale. Parecchio sale. Tipo mar morto.


E vaffanculo, Marty Felman del cazzo!

mercoledì 13 agosto 2008

OCCASIONI SPRECATE


 


AL MIO SESTO GIORNO DI LAVORO POST MATERNITA', MIO MARITO MI STA BERSAGLIANDO DI SMS PERCHE' IO MI INVENTI UNA SCUSA PER USCIRE PRIMA ED ANDARE A TROMBARE (PARDONNEZ LE FRANCAIS) SUL DIVANO ROSSO DEL SUO UFFICIO.


NON POTENDO OTTEMPERARE, LA COSA  MI FA RIFLETTERE SU QUANTE OCCASIONI SIAMO COSTRETTI A SPRECARE NELLA VITA..............

lunedì 11 agosto 2008

ALTRUISMO DELL'EST

Uno degli ultimi giorni di mare, ho avuto questa singolare esperienza. Mio figlio Lo, quel giorno e il giorno prima, aveva deciso di svegliarsi molto presto e di rompere molto le balle. Entrambi i giorni a seguito del mio divieto di tirare giù impunemente il quadro che stava appeso sopra il lettone, si era lasciato andare ad una (anzi due, una per giorno) spettacolare crisi isterica con tanto di urli, strepiti, pianto inconsolabile, morsi e altre piacevolezze che ogni mamma ha sperimentato almeno una volta. La seconda mattina stavo gestendo questa simpatica situazione nel salotto della casa che avevamo affittato, tentando di salvaguardare almeno il sonno dell' Ottenne il quale fortunatamente non sembrava darsene per inteso quando dalla strada (avendo le finestre aperte) mi sento chiamare.


- Signora?


Io, niente.


- Signora? Ehi signora... Signora con bambino!


Al che mi affaccio. In mezzo alla strada vedo una signora abbastanza corpulenta, di mezza età, in camicia da notte e chiavi di casa penzolanti da una mano, con un evidente accento est europeo.


- Siii? Dice a me???


- Signora io ti dico come devi fare con bambino. Tu metti filo rosso. Hai messo filo rosso? Hai filo rosso da mettere a bambino?


- Ehm. Filo rosso? No, a dire il vero, no...


- Tu devi mettere, come piccolo braccialetto o anche alla caviglia. Perchè c'è in giro tanta gente che guarda bambino e dice "bello bello" ma loro ha occhi male, occhi cattivi, loro fanno piangere. Tu metti filo rosso, dammi retta, tu vedrai.


Tergiverso, non so cosa rispondere, Dico "ah si, sul serio?"


- Sisi, tu vedrai. Anche puoi mettere spilla da balia sul vestitino, ma bimbo piccolo, pericoloso. Filo rosso meglio. Anche tu puoi fare, quando togli.. come si chiama, quando fatto pipì, tu fai  così (mima il gesto di spalmare il pannolino con la pipì sul viso del bimbo), quello porta via tutto, pulisce tutto.


Da questa frase capisco che la signora stia suggerendo che il Lo pianga a causa di un malocchio. Sorrido, la ringrazio sentitamente e l'assicuro che proverò. Chiudo le finestre e in mancanza del filo rosso, sedo il giovane urlante con un biscotto. Funziona lo stesso.


Non ho provato nessuna delle soluzioni proposte dalla signora, ma confesso che in una o due occasioni ne avrei avuto molta voglia :-) Ma quello che mi ha colpito è la gentilezza, la disponibilità e l'altruismo che ha spinto questa sconosciuta donna straniera ad uscire per la strada in camicia da notte per condividere con me l'antica saggezza delle sue tradizioni ed aiutare una povera mamma italiana ed ignorante a fare quello che, probabilmente, nel suo paese ogni bambina di 6 anni che gioca con una bambola sa.


Mi domando se al suo posto avrei fatto lo stesso, o non mi sarei limitata a lamentarmi del casino e a schiacciare un po' di più la testa nel cuscino.

giovedì 7 agosto 2008

RIPRESA

Beh che dire?


Lunedì ho ripreso il lavoro, anche con un certo entusiasmo e curiosità devo dire, e sono stata subito travolta dal vortice.


Quello che sto facendo in queste due prime settimane non sarà - almeno penso - il mio incarico definitivo. Però è un modo abbastanza brutale di riprendere confidenza con il lavoro, io che mi occupo di cose ad "alto contenuto tecnico" sto facendo i conti con tutto quello che mi sono dimenticata a livello di procedure, di utilizzo dei sistemi operativi, e con i cambiamenti intervenuti nel frattempo.


E' un lavoro stressante, perchè ti girano attorno molti soldi, e se sbagli, sono migliaia di euro che prendono il volo. Letteralmente, oserei dire .


Prossimamente, per tre settimane, dovrei sostituire la persona che mi ha sostituito quando sono andata in maternità (che giro contorto), perchè va in ferie. Trovo che chiedermi di riprendere il mio vecchio posto solo temporaneamente non avendo intenzione di restituirmelo definitivamente sia di pessimo gusto.


Il tizio che ora fa il mio lavoro è una persona che non mi è mai piaciuta, un insicuro e anche falso, che però, constato, ha assunto il ruolo abbastanza bene in quest'anno e rotti che ha avuto a disposizione. In questi giorni mi ronza attorno con un fare amichevole e disponibile che mi stomaca (considerrando che mi ha sempre odiato) non so se per ostentare una sicurezza che sicuramente non possiede o se per tentare in extremis di evitare mie strane manovre a suo danno, diventando "mio amico".


C'è anche da dire che il lavoro è molto cambiato e che lui al momento fa metà delle cose che facevo io (io e la mia preziosa vice, a dirla tutta) ma questo non lo diciamo a  voce troppo alta perchè non è politically correct e perchè poi una rischia di passar da quella che vuol far la figa a tutti i costi. Ma tant'è.


Ho accarezzato e accarezzo l'idea (come forse si è intuito) di prendere il ruolo per tre settimane e se la cosa mi diverte, di rivendicare il mio diritto di riavere il mio lavoro dopo la maternità. A dire il vero, qualche giorno prima di tornare in ufficio ero convintissima ed agguerritissima, ma poi, come dice mio marito, "mi è passata la carogna" e ora sono su posizioni più soft.


Perchè il punto è sempre quello: io posso far la guerra, e posso vincerla o perderla. Se la perdo, la perdo. Ma se la vinco, poi devo vivere qui 9-10 ore al giorno, fare quel lavoro (che è molto stressante) meglio di quanto sia mai stato fatto a memoria d'uomo perchè avrei tutti gli occhi addosso, avrei di nuovo il mio vecchio capo sempre attaccato al culo (come dire), rischierei di tornare a degli orari francamente difficili e probabilmente avrei una scia di nemici lunga un chilometro che tirano fuori la gambina ogni momento nella speranza di vedermi ruzzolare a terra. Certo, sarei il manager.


La domanda è: mi conviene? O meglio: ne ho davvero voglia?


Quello che mi si propone in alternativa è un lavoro tranquillo, con autonomia di gestione, stesso stipendio ovviamente, ma assai meno importante per l'azienda, meno "prestigioso".


Devo scegliere una via.

venerdì 1 agosto 2008

THE WITCH IS BACK

Alle volte una si può anche stufare di essere quella che fa sempre la cosa giusta. Quella con un "senso della giustizia troppo sviluppato"  come mi disse una volta il mio capo, intendendo criticarmi. Quella adattabile, che non crea problemi, quella gentile e disponibile.


Ebbene, ho un senso della giustizia molto sviluppato, è vero. Ma non esiste solo una giustizia.


Esistono giustizie che sfuggono al nostro controllo, giustizie che vanno capite, sperimentate, persino temute, prima di sperare di vederle operare... o di causarne l'opera.


Io sono presuntuosa. Ho visto come operano queste giustizie, e voglio farmene strumento.  Mi prendo un rischio lo so. Ma che cazzo!


Non sto nemmeno a raccontare che lo faccio perchè ne percepisco "il senso". Non fingerò di avere motivazioni filosofiche o di alta morale spirituale o religiosa. Niente di tutto ciò


Voglio farlo perchè ritengo di aver subito un torto. E desidero prendermi una rivincita. E' così. Lo ammetto pubblicamente, lo dico chiaro e tondo. Sono stata sulla riva del fiume, e il cadavere stenta a passare. Ora mi si presenta una occasione, non dovrei forse coglierla? La vita arride forse a coloro che si accontentano?


Le opportunità non ci sono forse messe davanti per essere afferrate ed usate? La mia Signora non spalanca porte, apre piccoli spiragli. Nondimeno, credo si aspetti che ne cogliamo la bellezza e agiamo di conseguenza.


Agire. Fare. Fare.