martedì 20 giugno 2006

DUE ANIME

Sempre insieme, eternamente divise queste due anime che convivono dentro di me, ognuna tendendo all'opposto della sua gemella, ma contemporaneamente così strettamente legate, unite, inscindibilmente fuse l'una nell'altra. 


L'una vuole quello che l'altra ha, l'altra vuole tutt'altro... e quando lo ottiene, tutto daccapo... 


Ahimè, questo cerchio che rincorre se stesso ogni tanto mi fa venire il mal di testa... nondimeno sono lieta di questa altalena che ogni giorno mi ricorda chi sono e di Chi sono figlia.


Come per tutte le donne, la ricerca non finisce mai, non termina mai.


Come per tutte le donne ci sono scelte da compiere, sacrifici da ponderare, interessi da conservare, momenti da trattenere. Ad ogni giro di boa il conto viene presentato... e se si schiva una volta, non è detto che si possa schivare per sempre.


Cosa è importante e cosa no, questa è la vera domanda, a cui ogni donna deve rispondere, e la cui risposta non soddisfa mai in pieno nessuna di noi. Perchè implica comunque una rinuncia.


Due anime convivono in me, convivono in tutte noi. Equilibrarle è la sfida di una vita.


A volte si vince, a volte si perde.


L'importante è non pentirsi.


 

venerdì 16 giugno 2006

3 STORIE

Tre storie di donne diverse.


In un quartiere di Napoli di quelli ricchi di vicoli e camorra vive la piccola N., 13 anni. Sta finendo gli esami di terza media. Ha un padre carcerato e una amica uccisa per sbaglio durante una sparatoria. E tra un mese diventerà mamma. Il padre del bambino è fidanzato con lei da 3 anni, ed entrambi dichiarano che è una cosa seria. Lei non ci pensa proprio ad abortire. Progetta di fare l'estetista, e di sposare il suo amore una volta compiuti i 16 anni. "non abbandonerò mai il mio bambino" dice. " il regalo che vorrei fare a mio figlio è un futuro migliore,perchè la vita che si vive oggi non è poi così tanto bella"


A quanti anni si diventa adulti, vivendo in mezzo al degrado?


Una donna di Vigevano salva la vita al torturatore di suo figlio. Il ragazzo, alunno delle medie, era stato fatto oggetto di pressanti attenzioni prima e di vera e propria violenza carnale poi da un uomo ultrasettantenne, che poi pentitosi aveva chiamato la madre del ragazzo pieno di vergogna annunciando di volersi togliere la vita per quel che aveva fatto. E lei- che lo aveva già denunciato a seguito dei racconti di suo figlio - ha chiamato il 113, e gli ha salvato la vita. L'uomo è stato trovato in procinto di mettere in atto il suo proposito, con una lettera di addio al proprio figlio già scritta. E' stato salvato.


E' davvero possibile il perdono?


Una donna romana dei Parioli sfugge a uno stupro buttantosi dal balcone di casa. Un uomo fingendosi idraulico era riuscito ad introdursi in casa, mostrando immediatamente di avere pessime intenzioni. Per liberarsi dell'aggressore la donna si è lanciata dal balcone, riportando lievi ferite per le quali ora è ricoverata con prognosi di pochi giorni. L'uomo è stato costretto alla fuga mezzo nudo per le vie di Roma.


Maria Goretti docet.


Trovo tutte queste storie straordinarie, ognuna a suo modo. Ogni donna ha il suo tipo di coraggio.


Anche se non sempre quello che sembra coraggio lo è.



 


 

martedì 13 giugno 2006

RECENTEMENTE

Recentemente - per dire dalla metà del XIX secolo - le cose sono un po' cambiate.


E' stato depenalizzato il sesso tra coniugi per il piacere (ma non quello "per il piacere soltanto", con relativi decenni di dispute teologiche relative al senso di quel soltanto), purchè venga preservata la finalità naturale dell'atto sessuale, ossia la procreazione (con risvolti francamente ridicoli, tipo quello relativo alla raccolta del seme per la fecondazione assistita cui ho già accennato)


Ovvero: fate pure l'amore se vi piace, prendetevi gli orgasmi che volete, purchè siate sempre pronti a ricevere tutti i figli che Dio vorrà mandarvi.


Questo ha dato il via ad una poderosa campagna contro la contraccezione.


I metodi contraccettivi maggiormante utilizzati erano:


- il coito interrotto sempre considerato peccato grave sulle orme del povero Onan che era stato fulminato da Dio per il fatto di aver sparso il proprio seme a terra (e qui ci sarebbe da discutere se il motivo per cui Dio ha ucciso Onan sia lo spargimento del seme in se, oppure l'intenzione con la quale questa azione era stata intrapresa, che contrastava con le leggi ebraiche di allora)


- dalla metà del XIX secolo, il preservativo, che la tecnologia in crescendo aveva reso metodo sicuro ( a differenza dei preservativi di epoca precedente, poco sicuri e anche dolorosi da usare). L'uso del profilattico è stato demonizzato fin dalla sua prima diffusione. Ancora alla fine del XX secolo, papa Giovanni Paolo II dichiarava che il preservativo era un metodo "proibito da Dio", al punto che per un uomo che fosse sieropositivo e non potesse in alcun modo astenersi, era meglio contagiare la moglie piuttosto che avere un rapporto protetto. C'è da domandarsi come Dio abbia espresso questa sua opinione circa il profilattico, dato che non ha più apertamente parlato agli uomini dall'epoca veterotestamentaria e allora naturalmente la vulcanizzazione della gomma nn era ancora molto in voga.....


- dalla metà del XX secolo, la famigerata, tremenda, crudele, diabolica, criminosa pillola.


Ed è qui che la chiesa ha dato il meglio di se, a mio parere.


Naturalmente la pillola è assolutamente odiata dai nemici del sesso e del piacere. Essa nn deve mai essere utilizzata in quanto praticamente tutti i mali procedono dal suo utilizzo. Se due coniugi desiderano fare sesso cercando però di contenere il numero di figli, secondo la teologia del XX secolo l'unica via approvata da Dio è quella del calcolo dei tempi, ossia dell'astinenza periodica.


Anche prima che i signori Ogino e Knaus facessero le scoperte che hanno valso loro il nobel, la scienza medica (imperfetta) aveva dato indicazioni su come-quando fare o non fare del sesso al fine di procreare o di non farlo. Questo da quindi qualche suggerimento ai coniugi che non volessero prole sui giorni che sono "meno probabili" per la fecondazione, durante i quali possono congiungersi senza grosso rischi di gravidanza. Nei periodi invece più a rischio, naturalmente l'alternativa è la castità.


Nella sua enciclica sulla famiglia il precedente pontefice attribuiva all'uso della pillola una serie di nefande conseguenze. La considerava una grave mancanza di rispetto verso la donna, che veniva così a non tener più conto dei propri tempi naturali ma che era "a disposizione" per l'utilizzo tutti i giorni del mese indiscriminatamente, in certo qual modo usata e abusata dalla società industriale che non ha rispetto dei ritmi e dei tempi. Alla mercè di quel libidinoso porco del marito - corsivo mio ;-) - che non ha il rispetto dovuto alla sua compagna e che meglio la amerebbe e la rispetterebbe scopando un po' meno, anche se non si capisce come l'astinenza possa aumentare l'amore, rendere genitori migliori, accrescere la salute fisica ed innalzare il grado di felicità, tutte doti attribuite da Papa Giovanni Paolo II detto il Grande. Qui, noto di stricio,  gli uomini secondo me sono trattati anche peggio delle donne: prima poveri imbecilli irretiti dalle malie delle donne-streghe impudiche e pervertite che dalla mela in avanti glie ne hanno combinate una dietro l'altra, poi esseri senza volontà guidati solo dal proprio pistolino che violentano le mogli pillolate come se fossero prostitute da strada)


Cio non di meno, è una giustificazione che da un punto di vista filosofico (e anche spirituale) mi sento di condividere in pieno. Se non fosse che quello stesso pontificio rigore che oggi chiede a gran voce il rispetto dei ritmi femminili e della dignità della donna fino a solo un paio di secoli fa per le stesse identiche ragioni ha mandato arrosto centinaia di migliaia di donne che conoscevano e rispettavano e usavano questi ritmi che ora sembrano in testa alle preoccupazioni teologiche. Se non fosse che ancora oggi si sentono voci discordi rispetto all'analgesia durante il parto, perchè contravverrebbe al monito biblico "donna tu partorirai con dolore". Se non fosse che ancora oggi piuttosto che sottoporsi ad un rapporto con coitus interruptus chiesto dal marito, una moglie deve essere disposta anche a morire (se per esempio la gravidanza ponesse a serio rischio la vita di una donna, ella non sarebbe comunque teologicamente giustificata a negare il debito verso un marito che lo richiedesse, e non potrebbe in nessuna circostanza accettare la contraccezione. meglio gravida e morta).


Ma quale rispetto? ma per favore.


Quindi in sostanza: se si fa, si fa senza contraccezione - mai, a nessun costo, nemmeno per la salvaguardia della vita -  a meno che la contraccezione non sia naturale, ossia rispettosa dei tempi. Parola di Joannes Paulus II.


Ma allora cosa è peccato veramente?


E' l'intenzione contraccettiva? cioè il desiderio di NON procreare ad essere peccato? no, altrimenti sarebbe peccato anche il metodo naturale.


Dunque non resta che considerare peccaminoso il metodo in se, e non l'intenzione. Sebbene io continui a non apire come e quando Dio si sarebbe espresso in merito.


Così come è capitato al povero Onan fulminato dopo aver sparso il suo seme a terra (e capostipite di una lunga serie di uomini criminalizzati per essersi masturbati o aver "fatto attenzione" durante il rapporto coniugale) e punito per il modo e non per l'intenzione (Genesi 38:7-9)

venerdì 9 giugno 2006

A CHI DOVESSE INTERESSARE....

... la risposta alla domanda dell'ultimo post è no, nessun bambino nasce senza peccato originale anche se i suoi genitori per varie ragioni non provano piacere procreandolo (tranne naturalmente Maria l'Immaccolata Concezione e Gesù, a quanmto pare).


La fregatura qui è che "la possibilità" di provare piacere è insita in ogni essere umano, il quale per questo semplice fatto tende al male e al peccato (essendo ovviamente tutti i piaceri e supremamente quello sessuale affari del demonio) Quindi, anche quei fortunati coniugi che dovessero copulare ricevendo da Dio la grazia di non provarne piacere, trasmetterebbero al figliolo concepito il peccato di origine, evidentemente per il semplice fatto di appartenere alla specie umana. Questa almeno la risposta teologica della Scolastica.


Se fosse diversamente, allora la fecondazione assistita dovrebbe essere eletta a miglior modo procreativo possibile, eliminando il diavolo dall'atto stesso. Ma così non è.


Ancora nel 1987 la fecondazione assistita era proibita, cattolicamente parlando, per il fatto che la raccolta del seme doveva avvenire tramite pratica masturbatoria - e quindi peccaminosa in se. Non si sparge il seme fuori dal suo giusto vaso, suvvia!


Unica possibile deroga: se il seme viene raccolto nel corso di un atto coniugale aperto alla fecondazione "secondo natura". Ossia, i due devono copulare, usando il  preservativo (perchè il seme possa essere raccolto)  ma attenzione:  il preservativo stesso deve essere forato per salvaguardare la "possibilità" che l'atto possa portare a una gravidanza. Cosa che ovviamente non è, perchè i due coniugi sono sterili, ma transeat. Quindi di fatto: devono far l'amore facendo finta di poter procreare quando è impossibile, ma non possono masturbarsi finanche quando questo permetterebbe tramite inseminazione assistita,  la procreazione. E' schizzofrenico, no? Il peccato è in agguato sotto tutte le lenzuola!


Ma niente paura! Qui ancora una volta la Teologia ci viene in aiuto, tramite l'invenzione di quello che viene chiamato "abbraccio riservato" ma la cui definizione latina di copula sicca risponde meglio a ciò che effettivamente è.


Si tratta di questo: se due coniugi vogliono far l'amore, deve essere per la procreazione, o al massimo per evitare l'adulterio (proprio o del partner, con diversi gradi di peccaminosità). Come si fa dunque quando bisogna evitare l'adulterio ma per qualsiasi ragione non si possono avere figli???? mettiamo per ragioni economiche o di salute?


In questo caso è consentito congiungersi, a patto che il coniuge di sesso maschile si "rititi" dal rapporto prima di raggiungere l'orgasmo. Ossia non deve esserci spargimento di seme fuori dal vaso (altrimenti sarebbe coitus interruptus, peccato mortale paragonabile all'omicidio in quanto considerato contraccezione). Pertanto, il fatto che l'uomo rinunci al piacere dimostra la sua volontà di continenza, e pertanto libera dal paccato. E come la mettiamo con l'eventuale orgasmo della moglie??? Qui casca l'asino. Se la moglie prova piacere, essa è nel peccato. Per evitare il peccato anche lei deve evitare il piacere.


Quindi la copula sicca è un rapporto sessuale non teso alla procreazione nel quale entrambi i coniugi nond evono provare piacere.


E che si scopa a fare allora???


Mah.

giovedì 8 giugno 2006

DE VERGINITATE

Alcuni anni fa, un giovane uomo colto di mia conoscenza scrisse alcune interessanti riflessioni sul potere.


La sua idea era che il potere di una persona o di una istituzione si misurasse non tanto su quello che ti obbligava a fare, quanto su quello che ti poteva costringere a non-fare.


Il potere è la negazione, la capacità di non farti fare qualcosa.


Questo “qualcosa” da negare deve essere scelto con grande attenzione.


Deve essere qualcosa di desiderabile, ma non di irrinunciabile, perché impedire a qualcuno di mangiare, ad esempio, o di dormire,  non sarebbe possibile e condurrebbe alla rivoluzione. Ma deve essere qualcosa la cui rinuncia provochi disagio e difficoltà, altrimenti non si esprimerebbe alcun potere nel pretnderla.


Quello scritto in particolare era teso a dimostrare che il potere della Chiesa Cattolica si manifestava e si manifesta soprattutto nella negazione del piacere (importante ma non vitale) – a tutti i livelli, ma in particolare quello sessuale.


 


Tesi che mi sento di condividere oggi come oggi appieno.


 


E’ pazzesco rendersi conto di quanti e quali sforzi siano stati fatti dai primi vescovi fino ad oggi per entrare nelle camere da letto della gente e regolarne l’uso, la frequenza, la posizione, la motivazione, la peccaminosità e finanche il livello di piacere possibile onde mantenersi sulla retta via.


 


Usando come base il Salmo 50:7 (nel peccato mi ha concepito mia madre) schiere di vescovi, chierici, teologi, e filosofi (Agostino e Tommaso d’Aquino in testa, passando da Ireneo e Ambrogio da Milano, per citarne solo alcuni) si sono sperticati nel mettere in guardia le loro pecorelle dalle trappole insite nell’orgasmo, la cui ricerca è peccato mortale, mentre soltanto veniale è provarlo senza desiderarlo (come si possa è questione a me non molto chiara, ma transeat).


 


Finanche il rapporto sessuale all’interno del matrimonio era soggetto a regole schizofreniche e assurde, a cominciare dai motivi per i quali era consentito “cedere” al rapporto coniugale (quello al di fuori del canone matrimoniale nemmeno veniva preso in considerazione…). In particolare il rapporto sessuale all’interno del matrimonio era consentito per: 1. assicurarsi una discendenza; 2. evitare i pericoli dell’incontinenza (leggi fornicazione e adulterio).


 


Entrambi questi due tipi di incontro non erano liberi da peccato, intendiamoci. Pur sempre almeno uno dei due partecipanti un po’ di piacere lo deve provare per forza, e in funzione di questa inevitabile disgrazia, gli eventuali figli che dovessero nascerne sarebbero marchiati dal peccato originale. Ma diciamo che sono peccati più facilmente scusabili, visto che l’orgasmo è un “male necessario” provocato da un fine alto (i figli o l’evitamento di un peccato maggiore).


 


Diversa la gravità del peccato a seconda di come il rapporto inizia: se è cercato per se stesso e comincia quando c’è già uno stato di eccitazione raggiunto tramite assunzione di cibi afrodisiaci (!!) o toccamenti vari, seduzioni, tentazioni, è mortale. Se invece il coito viene cercato prima di qualunque tipo di eccitazione allo scopo di procreare, allora resta la venialità dell’orgasmo dal quale ahimè non si può prescindere. 


E’ giusto questione di qualche secondo di scarto….


 


E’ interessante anche notare come il pagamento del debito coniugale al fine di evitare la fornicazione, sia sempre riferito alla moglie che – come una brava infermiera – cura il povero marito in caso di necessità irrinuniabile di quest’ultimo di prodursi in un amplesso (ovvero, diremmo oggi, di svuotarsi….). E’ lui che non deve fornicare ed è lei che (anche a costo della propria vita) deve concedersi per salvarlo. In caso fosse la moglie a desiderare e richiedere il rapporto all’uomo al medesimo fine, più di un illuminato saggio teologo ha postulato che una tal donna debba essere punita e battuta per la propria lascivia.


 


Perché è dalle donne che procede il peccato, in quando esseri inferiori e legati in qualche modo al demoniaco; nonostante siano esse le più escluse dal piacere (non raccontiamoci cazzate, un sacco di donne non provano alcun orgasmo!), esse sono sempre indicate come le tentatrici per antonomasia, come le puttane che trascinano l’uomo (contro la sua volontà, ovviamente) verso la perdizione con la propria natura lasciva e passionale.


 


Oltre a questo, naturalmente, tempi e luoghi e posizioni sono stabilite con estrema chiarezza, al di la dei quali non c’è redenzione per il peccato del sesso.


Non si può praticare alcun amplesso nei giorni di festa, nelle vicinanze della domenica, del natale, della pasqua e durante la quaresima e la pentecoste; subito prima e subito dopo la comunione; durante le mestruazioni (attenzione al potere del sangue!) o il puerperio… in sostanza oltre la metà dei giorni dell’anno sono tabù. Non si possono utilizzare posizioni diversa da quella successivamente detta “del missionario” ; unica deroga a questa legge è l’eccessiva grassezza del marito, che può solo in questi casi posizionarsi al di sotto della moglie – ma soltanto dopo che ogni tentativo dietetico abbia fallito l’intento di farlo dimagrire.


 


Energia ed inchiostro è stato speso per valutare la peccaminosità delle polluzioni notturne, con particolare riferimento ai frati e ai monaci i quali hanno la castità come primo dovere, e per preparare la via dell’inferno a tutti coloro che pratichino rapporti contro natura (non solo omosessuali, ma anche quelli in posizioni non consentite), o disperdano il proprio seme con la pratica del coitus interruptus. Nemmeno parliamo di masturbazione, per l’amor di dio, che a qualcuno potrebbe venire un ictus.


 


Oggi tali regole sono state mitigate… ma è davvero così?


 


La castità e la verginità vengono sempre indicate come la via migliore – e spesso l’unica – verso la salvezza, e sono considerate spesso ancora oggi come uno stile di vita intrinsecamente migliore a quello del matrimonio (per non parlare di coloro i quali fornicano senza nemmeno essere sposati). In questo senso, non è la la perpetua verginità di Maria che rende questa via degna e desiderabile, ma il contrario: è talmente importante mantenersi vergini e casti, che la Madonna non può che essere stata vergine. Perennemente vergine. Anche durante e dopo il parto.


 


Eserciti di uomini celibi e misogini hanno improntato la vita privata di qualche milione di persone da 2000 anni a questa parte.


 


C’è da domandarsi come il mondo sia tanto popolato.


 


E anche un’altra cosa io mi domanderei a questo punto. Se, seguendo Agostino, il peccato originale procede dall’orgasmo,  i figli nati con la fecondazione assistita – e pertanto non macchiati dal piacere dei propri genitori durante il concepimento – nascono dunque senza peccato originale??


 

lunedì 5 giugno 2006

La cessione delle armi.

E' come se avesse smesso di lottare, come se avesse perso interesse per la vita.


Mia nonna sta sempre peggio.


Non è malata, non ha il cancro, non ha l'alzheimer, ha un problema di gambe e un peace maker nuovo di zecca, che avrebbe dovuto risolvere i suoi probolemi di cuore. E l'ha fatto, a dirla tutta: il suo cuore è come nuovo.


Ma improvvisamente, come chi cede tutto di un colpo, ora non cammina quasi più, parla a stento, necessita di aiuto anche per le più basilari funzioni fisiche. Senza alcun motivo "medico" che possa giustificare un tale tracollo.


Prima ci provava, almeno. Ora, nemmeno più quello.


E' li seduta e attende.


Cosa attenda, è ben evidente a chiunque.


Io non so bene cosa provare.


So che sta morendo, è ovvio, e so che non può mancare molto. E' la mia nonna, mi ha cresicuta 10 ore al giorno in un tempo in cui le mamme lavoravano e gli asili erano sempre pieni. Vorrei ringraziarla per quello che ha fatto per me, ma la verità è che lei non ha mai creduto veramente in me, non mi ha mai considerata (a torto e per sciocchi motivi) una "brava ragazza", mi ha sempre controllata, non mi ha mai dato fiducia. Ha violato ripetutamente la mia privacy;  quando ero più giovane teneva il conto dei miei cicli mestruali per assicurarsi che io non fossi incinta (sbagliando, spesso!), leggeva i miei diari privati. Mi seguiva. Non mi diceva brava per i risultati scolastici, ma mi indicava quelli che erano stati più bravi di me. Non si fidava mai della mia parola. Sei una donna, mi diceva, e le donne sono tutte puttane. Te compresa?, le domandavo. Ne scaturivano furibonde litigate


Sono arrivata a odiarla, davvero, in certi momenti, durante l'adolescenza.


Ma la verità è anche che ha sacrificato metà della sua vita per "tirarmi su", trasferendosi alla mia nascita da un'altra città, rischiando la rottura con suo marito (che non voleva saperne di lasciare Torino), abbandonando la sua vita, i suoi amici di sempre, per venire qui, a dar retta a una cosina di 20 giorni con patelli da cambiare e biberon da riscaldare.


Ha fatto quello che ha potuto, ha applicato le regole che conosceva, quelle che erano state applicate per lei. Come avrebbe potuto fare diversamente? Non mi ha trasmesso sicurezza di me, è stata severa e punitiva, ma mi ha sempre consolato quando piangevo, mi ha disinfettato quando sanguinavo, mi ha curato quando stavo male. Non mi ha mai fatto mancare un abbraccio, mi ha nutrita e coperta, e tenuta al sicuro dentro la sua casa, anche durante la difficile malattia di mio nonno. Non mi ha mai abbandonata.


E ora la vedo così, debole, sfinita, sconfitta, e devo dirle, nonna non mi  importa un fico secco  se mi spiavi gli slip per scoprire tracce di chissà quali nefandezze. Quella che sono oggi, sicura, spavalda a volte, con le mie idee e convinzioni (poche, ma salde), lo devo anche a te, perchè in un modo o nell'altro mi hai plasmata, a modo tuo e come potevi, ma hai tirato fuori il meglio di me (ed anche il peggio a volte, che non sono mai disgiunti).


E se oggi valgo qualcosa, lo devo anche a te.


Sii serena nonna, e non aver paura.


A.