sabato 18 marzo 2006



Anno 33 dC del calendario Gregoriano

Una casa signorile in un sobborgo di Gerusalemme.

Interno, pomeriggio inoltrato.

 

- Miriam! Miriam, stanno arrivando

- Ho udito le voci fratello. Lo so.

- Avvisa Marta che appronti per il pasto, e vai a prepararti. Presto.

- So bene quello che devo fare e quale dovere devo compiere. Non ho bisogno di alcuna imbeccata

 

La voce di Miriam era tagliente, nervosa. Guardava nascostamente dalla finestra in attesa di veder spuntare il piccolo corteo. Una quindicina di uomini in tutto, che si proponevano di cambiare la storia del mondo. Chi in un modo, chi nell’altro.

 

- Non essere insolente con me, sorella.

 

Lei lo squadrò con uno sguardo duro negli occhi che non ammetteva alcun tipo di replica. Uno sguardo che non le era mai appartenuto, lei che era sempre stata una donna dolce e comprensiva. Le cose cambiano, e in fretta.

 

-Insolente? Insolente, io. Voi coi vostri piani, con le vostre visioni del futuro! Avete deciso tutto a tavolino, davanti al libro delle profezie, senza badare a chi avreste coinvolto nei vostri piani. Usate la vita delle persone per i vostri scopi, e se qualcuno muore, pazienza, fa parte del rischio. Non è così mio caro fratello? Non è quello che hai fatto con me? Non è per questo che sono stata scelta?

- Tu sei stata scelta per il tuo lignaggio, lo sapevi fin dall’inizio.

-Lo sapevo. Ma io sono una donna e lui un uomo. C’è nessuno che si soffermi a pensare a questo? E’ mio marito, e io stasera lo manderò a morte. A qualcuno importa di quest’uomo che rischia la sua vita, che abbandona la sua sposa, che forse non vedrà mai la suo figlio? Qualcuno ricorda che è una persona, e non soltanto lo Sposo promesso alla terra di Sion?

- La discendenza è precisamente il motivo per cui siamo qui oggi…

- Smettila! Io sto parlando di un padre e di un figlio, non di una dinastia regale. Un figlio, un bambino che non è ancora nato, in cane ed ossa, il cui padre subirà la peggiore delle sorti per mano di sua moglie e dei suoi migliori e più fedeli amici! A qualcuno importa di questo? A qualcuno importa? A qualcuno interessa che non rivedrò il mio amato? A te? A Yosef?

- Tu bestemmi sorella!

- Davvero? Ebbene non mi importa. Che Dio mi fulmini qui e ora se sto bestemmiando! Almeno questo potrà forse salvare la vita di mio marito, se non potrò compiere il rito di legittimazione!

 

Lacrime di rabbia e dolore solcavano il viso di Miriam, mentre sua sorella Marta si avvicinava.

La guardò con disprezzo, e si rivolse all’uomo.

 

- Hai scelto la donna sbagliata, fratello. Te lo dissi fin dall’inizio. Miriam è pigra, e non ha alcun senso del dovere.

- Vorresti prendere il posto di tua sorella, Marta? Pensi che non te lo cederebbe con gioia, se potesse? Sei una sciocca, Marta, e non sei degna di alzare gli occhi sulla tua regina.

 

Al sentire queste parole Miriam si ricompose.

Si asciugò il viso col velo che portava sul capo, ed alzò lo sguardo.

 

- Compirò il mio dovere, sai che lo farò. Mi abbiglierò con il mio abito migliore e con i miei più splendenti gioielli, come si conviene a una regina e a una sacerdotessa. Quando Yeshua arriverà, io sarò pronta a dargli ciò che una discendente di Beniamino deve al Re promesso della Casa di Davide.

-           

Così dicendo, fece per allontanarsi.

Il fratello la trattenne per un braccio, si avvicinò a lei con affetto e le disse

 

- Lui mi comanda di portarti tutto il suo amore, Miriam. Sa quanto grande sia il tuo dolore, e il suo è pari al tuo. Il vostro è stato un matrimonio dinastico e politico, è vero. E per il popolo avrà il valore simbolico che solo le Nozze Sacre delle antiche scritture hanno. Ma la saggezza del Signore ha voluto che fosse coronato anche da un profondo amore. Sii grata, Miriam, per quanto hai condiviso con lui, perché ciò che lui ti ha dato non lo ha dato ne lo darà ad alcun altro. Sei la sua prediletta, ti ama come Sposa e come donna. Poche mogli possono dire altrettanto.

 

Miriam sorrise mestamente.

 

- Tra poco mi dirai che mi tocca la più fulgida delle sorti, fratello mio, e che sono la più fortunata delle donne. Non mentire, non con me. So chi sono e so cosa devo fare. Ma nessuna legge e nessun profeta mi comanda di esserne lieta.



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